Dr. John's collaboration with The Black Keys' Dan Auerbach, Locked Down, released last week on Nonesuch Records, landed at #33 on the Billboard 200, making it, remarkably, the highest chart debut in the New Orleans legend and Rock and Roll Hall of Famer’s 50-plus-year career. It also debuted at #1 on Billboard's Blues Albums chart and #8 on the Rock Albums chart, and had an excellent first week outside the US as well, entering the charts in the top 100 in many countries, including #16 in Holland, #27 in Norway, #40 in New Zealand, #51 in the UK, and #51 in Ireland. Locked Down has received rave reviews everywhere from SPIN and Pitchfork to The Guardian and NPR, with many echoing David Fricke’s assessment in Rolling Stone that “Dr. John has made his best album in four decades.”
Dr. John (a.k.a. Mac Rebennack) premiered Locked Down live onstage with Auerbach (the album's producer) and the band from the album over three nights at the Brooklyn Academy of Music (BAM)'s Howard Gilman Opera House last weekend, as part of his three-week residency at the venue, Dr. John: Insides Out. As noted earlier this week in the Nonesuch Journal, the New York Times's Jon Pareles wrote of the performance: "Physical and spiritual, earthly and supernatural, a memento mori and a promise of transcendence—all were aspects of Dr. John’s music for the night."
mercoledì 11 aprile 2012
giovedì 5 aprile 2012
Enzo Avitabile - Black Tarantella
Black Tarantella è il nuovo album del cantautore/compositore Enzo Avitabile. Un’esperienza – e soprattutto una coproduzione tra CNI e Black Tarantella – in cui la sensibilità dell’artista napoletano si confronta con i ritmi del suo tempo. Alla costante e radicale ricerca della sua lingua e dei linguaggi di terre sorelle, in compagnia di amici che si chiamano Pino Daniele, Raiz, Francesco Guccini, Daby Tourè, Enrique Morente, CoSang, Idir, Bob Geldof, Franco Battiato, David Crosby, Toumani Diabatè, Mauro Pagani e Bottari di Portico.
Storie operaie, visioni, canti religiosi, misteri africani, ribellioni contemporanee e inni alla natura. E racconti di amicizia, come testimonia “È ancora tiempo”, l’immaginifica canzone che apre il disco e che conserva un profondissimo dialogo fra Enzo Avitabile e Pino Daniele, orchestrato con arpina monodica e chitarra elettrica, fra atmosfere da camera e blues. In dote, la nuova avventura del musicista di Marianella porta naturalmente le più disparate declinazioni del ritmo. Se ne dà conto subito in “Aizamm’ na mana”, processione dub in compagnia del canto di Raiz, che subito dopo lascia spazio all’accento emiliano di Francesco Guccini. Nel ritiro di Pàvana, i due hanno realizzato “Gerardo nuvola ‘e povere”, cronaca neorealista di un’emigrazione – che diventa morte bianca – da Maddaloni (Caserta) a Modena.
Il manifesto Unicef “Mane e mane”, scritto nel 1999 con Mory Kante, viene stavolta rielaborato e attualizzato con un’icona della moderna Mauritania, Daby Touré, e introduce a una delle tracce più emozionanti di questo nuovo progetto: “Elì Elì”. È l’ultima canzone incisa dal santone del flamenco Enrique Morente – qui affiancato dalla figlia Solea nei cori – e in qualche maniera indica la volontà di Enzo Avitabile di tornare a indagare la fede e i suoi simboli, nel conflitto fra denari e verità, come fatto al tempo di “Crucifixus”, registrato per il cd “Sacro Sud” (2006). Così forte era il rapporto con Morente, poi, che Avitabile ha dedicato al maestro di Granada l’intero album.
L’Algeria di Idir emerge vertiginosa in “Nun è giusto”, indagine sulle disuguaglianze sociali e antropologiche, e anticipa i dolori narrati nell’affresco “Suonn’ a pastell’”: liriche contro la pedofilia, una mirabile convivenza di rime napoletane e idioma irish per questo incontro con Bob Geldof che Gianni Morandi rifiutò per la gara del Festival di Sanremo 2011. “Mai cchiù” è il dialogo di Avitabile con i suoi più recenti “eredi”, i CoSang (l’ultima registrazione prima che il duo hip hop di Scampia si sciogliesse) e “A nomme ‘e Dio” è il primo dei due episodi di questa nuova avventura discografica – l’altro è intitolato “Nun vulimm’ ‘a luna”, penultimo brano della tracklist, dal sapore folk-roots – in cui il musicista partenopeo si lascia andare a una riflessione solista. “Black Tarantella” si chiude, sì, con una reprise del classico “Soul Express” (singolo del 1986), qui condivisa con il maliano Toumani Diabatè alla kora e il violino lisergico di Mauro Pagani, ma offre ancora due magistrali collaborazioni, entrambe rivolte alla terra e alla spiritualità: la prima è “No è no” condivisa con Franco Battiato, mentre la seconda, intitolata “E ‘a maronn’ accumparett’ in Africa”, segna in calce il toponimo di David Crosby. L’esemplare spoken word con la complicità del cantautore-regista catanese sfida il duo povertà-mafia, mentre la featuring di Crosby, totem del movimento rock-folk, riporta alla luce un fatto realmente accaduto a Soweto, dove la miseria è tuttora, tristemente, la vera “regina” del continente. A completare l’opera, i collettivi Bottari di Portico (composto da Carmine Romano, Donato Vendemmia, Pasquale Piccirillo, Salvatore Guida, Francesco Stellato, Luigi Natale e Massimo Piccirillo) e Scorribanda.
Tratto dal Gazzettino Vesuviano.
Il manifesto Unicef “Mane e mane”, scritto nel 1999 con Mory Kante, viene stavolta rielaborato e attualizzato con un’icona della moderna Mauritania, Daby Touré, e introduce a una delle tracce più emozionanti di questo nuovo progetto: “Elì Elì”. È l’ultima canzone incisa dal santone del flamenco Enrique Morente – qui affiancato dalla figlia Solea nei cori – e in qualche maniera indica la volontà di Enzo Avitabile di tornare a indagare la fede e i suoi simboli, nel conflitto fra denari e verità, come fatto al tempo di “Crucifixus”, registrato per il cd “Sacro Sud” (2006). Così forte era il rapporto con Morente, poi, che Avitabile ha dedicato al maestro di Granada l’intero album.
L’Algeria di Idir emerge vertiginosa in “Nun è giusto”, indagine sulle disuguaglianze sociali e antropologiche, e anticipa i dolori narrati nell’affresco “Suonn’ a pastell’”: liriche contro la pedofilia, una mirabile convivenza di rime napoletane e idioma irish per questo incontro con Bob Geldof che Gianni Morandi rifiutò per la gara del Festival di Sanremo 2011. “Mai cchiù” è il dialogo di Avitabile con i suoi più recenti “eredi”, i CoSang (l’ultima registrazione prima che il duo hip hop di Scampia si sciogliesse) e “A nomme ‘e Dio” è il primo dei due episodi di questa nuova avventura discografica – l’altro è intitolato “Nun vulimm’ ‘a luna”, penultimo brano della tracklist, dal sapore folk-roots – in cui il musicista partenopeo si lascia andare a una riflessione solista. “Black Tarantella” si chiude, sì, con una reprise del classico “Soul Express” (singolo del 1986), qui condivisa con il maliano Toumani Diabatè alla kora e il violino lisergico di Mauro Pagani, ma offre ancora due magistrali collaborazioni, entrambe rivolte alla terra e alla spiritualità: la prima è “No è no” condivisa con Franco Battiato, mentre la seconda, intitolata “E ‘a maronn’ accumparett’ in Africa”, segna in calce il toponimo di David Crosby. L’esemplare spoken word con la complicità del cantautore-regista catanese sfida il duo povertà-mafia, mentre la featuring di Crosby, totem del movimento rock-folk, riporta alla luce un fatto realmente accaduto a Soweto, dove la miseria è tuttora, tristemente, la vera “regina” del continente. A completare l’opera, i collettivi Bottari di Portico (composto da Carmine Romano, Donato Vendemmia, Pasquale Piccirillo, Salvatore Guida, Francesco Stellato, Luigi Natale e Massimo Piccirillo) e Scorribanda.
Tratto dal Gazzettino Vesuviano.
mercoledì 4 aprile 2012
Paolo Fresu - Omar Sosa - Alma
“Lo dico col cuore in mano, dunque con i polsini completamente insanguinati” (Alessandro Bergonzoni)
“Energia”, “poesia” e “spiritualità” sembrano i termini grammaticali più adatti per identificare a prima vista il lavoro di questa nuova avventura musicale di Paolo Fresu e Omar Sosa. In un tempo in cui tangenzialità, trasversalismo, crossing e altri vocabili simili sembrano farla da padrone nel mondo che predilige identificare la musica con un’etichetta, ciò che effettivamente viene posto prepotentemente all’attenzione di questo lavoro discografico è l’ideale quanto improbabile fil rouge che riesce a collegare Cuba e Mediterraneo. Fresu e Sosa “danzano”. Danzano in modo sicuramente latino attorno al vincente mix di jazz, musica cubana, Africa e world music che sono riusciti a creare. E se Fresu è ormai quell’importante icona della musica contemporanea che tutti riconoscono è sorprendente un Sosa sempre più stimolante e con orizzonti talmente allargati da riuscire – in alcuni momenti – a far tornare alla mente filosofie di pensiero compositivo care ad un vero maestro del suono quale Joe Zawinul. Gli stilemi declinati nelle undici tracce equamente divise nelle firme dei due protagonisti di questo bellissimo Alma sono molteplici. Un disco ricco di chiaroscuri importanti ma dove i colori spirituali restano in evidente intelligente equilibrio con la tecnica e questo è reso specialmente evidente dalla eccellente cover di quella sorta di piccola masterpiece che risponde al nome di Under African Skies scritta da Paul Simon e omaggiata dal duo con una delicatezza e leggerezza davvero rara. E se – ad impreziosire alcuni tratti dell’opera – viene poi chiamato un vero maestro dell’arte sonora quale Jaques Morelenbaum, allora il cerchio è presto fatto. Un altro piccolo tassello di bellezza che va ad impreziosire la piccola ma sempre più importante Tǔk Music, ancora una volta attenta anche ai dettagli grafici, come la bella copertina tratta dall’opera di Alessandro Adelio Rossi.
“Energia”, “poesia” e “spiritualità” sembrano i termini grammaticali più adatti per identificare a prima vista il lavoro di questa nuova avventura musicale di Paolo Fresu e Omar Sosa. In un tempo in cui tangenzialità, trasversalismo, crossing e altri vocabili simili sembrano farla da padrone nel mondo che predilige identificare la musica con un’etichetta, ciò che effettivamente viene posto prepotentemente all’attenzione di questo lavoro discografico è l’ideale quanto improbabile fil rouge che riesce a collegare Cuba e Mediterraneo. Fresu e Sosa “danzano”. Danzano in modo sicuramente latino attorno al vincente mix di jazz, musica cubana, Africa e world music che sono riusciti a creare. E se Fresu è ormai quell’importante icona della musica contemporanea che tutti riconoscono è sorprendente un Sosa sempre più stimolante e con orizzonti talmente allargati da riuscire – in alcuni momenti – a far tornare alla mente filosofie di pensiero compositivo care ad un vero maestro del suono quale Joe Zawinul. Gli stilemi declinati nelle undici tracce equamente divise nelle firme dei due protagonisti di questo bellissimo Alma sono molteplici. Un disco ricco di chiaroscuri importanti ma dove i colori spirituali restano in evidente intelligente equilibrio con la tecnica e questo è reso specialmente evidente dalla eccellente cover di quella sorta di piccola masterpiece che risponde al nome di Under African Skies scritta da Paul Simon e omaggiata dal duo con una delicatezza e leggerezza davvero rara. E se – ad impreziosire alcuni tratti dell’opera – viene poi chiamato un vero maestro dell’arte sonora quale Jaques Morelenbaum, allora il cerchio è presto fatto. Un altro piccolo tassello di bellezza che va ad impreziosire la piccola ma sempre più importante Tǔk Music, ancora una volta attenta anche ai dettagli grafici, come la bella copertina tratta dall’opera di Alessandro Adelio Rossi.
martedì 3 aprile 2012
Paco De Lucia - En Vivo Conciertos Live In Spain 2010
Paco de Lucía nasce ad Algeciras, in provincia di Cadice Andalusia (Spagna) figlio di Lucía Gómez e Antonio Sánchez. Inizia a suonare la chitarra all'età di cinque anni spinto dal padre (anche lui chitarrista di flamenco) che teneva al fatto che i propri figli avessero una buona educazione musicale e dal fratello Ramon de Algeciras. Da allora in poi ha sempre frequentato ambienti dove si suonava quel genere musicale. Gli artisti che lo hanno ispirato e influenzato maggiormente furono: Niño Ricardo (Manuel Serrapí Sánchez), Miguel Borrull, Mario Escudero e Sabicas (Agustín Castellón Campos).
All'età di soli 11 anni abbandona la scuola per dedicarsi completamente alla chitarra e si esibisce per la prima volta in pubblico, ospite di una radio locale (Radio Algecíras). Tre anni dopo insieme al fratello Pepe, forma il duetto Los Chiquitos de Algecíras che gli fa vincere addirittura un premio speciale della giuria.
Nel 1962 si trasferisce a Madrid con la famiglia e poi parte per gli Stati Uniti per il suo primo tour. Dopo il periodo dei primi concerti, nel 1965 avvia una serie di collaborazioni musicali con vari artisti: il fratello Ramon de Algeciras, Ricardo Modrego e A. Fernández Díaz Fosforito con il quale incide la Seleccion Antologica del Cante Flamenco. Nel 1966 parte di nuovo in tour e l'anno seguente incide il suo primo album da solista La fabulosa guitarra de Paco de Lucía.
Nel 1968 avviene l'incontro con Camarón de la Isla con il quale inciderà ben 12 album. In questi anni farà una lunga serie di concerti, arrivando persino a suonare al Teatro Real di Madrid, dove fino ad allora non si era mai esibito nessun chitarrista di flamenco. Il 1977 è un anno molto importante per Paco. Si sposa con Casilda Varela e nello stesso anno conoscerà alcuni personaggi molto importanti per la sua carriera artistica, Al Di Meola, John McLaughlin, Larry Coryell e Carlos Santana. Quello degli anni settanta è un periodo molto fecondo per quanto riguarda le incisioni. Tra queste sono sicuramente da ricordare Fantasia Flamenca del 1969, Fuente y Caudal del 1973 (album che contiene il celebre pezzo Entre Dos Aguas) e Paco de Lucía interpreta a Manuel de Falla del 1978. Nel 1980 incide con John McLaughlin e Al Di Meola Friday Night in San Francisco un album che a tutt'oggi ha venduto più di cinque milioni di copie. Nel 1981 fonda il famoso Sestetto insieme ai fratelli, con il quale farà una serie di concerti in tutto il mondo e nel 1984 rilasceranno l'album Live... One Summer Night. Dal 1986 fino al 1991 tornerà alla carriera solista, per poi riprendere ad incidere un altro album con il sestetto (nel 1993). Nel 1996 si riunisce dopo 13 anni con John McLaughlin e Al Di Meola con i quali inciderà The Guitar Trio. Nel 1995 suona la chitarra in due canzoni di Al Bano e Romina Power: Un sasso nel cuore e Na na na. Nel 1998 incide l'album Luzia, dedicato alla madre, e per la prima volta possiamo sentire la sua voce (non aveva mai cantato nei precedenti album). Il successo di questo album lo porterà di nuovo in tour per tutto il mondo e recentemente anche in Italia. Nel 2004 gli viene conferito il Premio Príncipe de Asturias nell'Arte il 23 marzo 2007 l'Università di Cadice e l'8 maggio 2010 il Berklee College of Music di Boston gli conferiscono il titolo di Dottore Honoris Causa per il suo contributo musicale e culturale. Oggi grazie a casa Emarcy abbiamo l'opportunita' di ascoltare il sunto di tutta questa carriera grazie a questo doppio cd in cui, seguendo rigorosamente la scaletta del concerto, Paco apre in solitudine (in una straordinaria Minera) prima di introdurre anche gli altri membri del gruppo, fra i quali figura suo nipote Antonio Sanchez (chitarrista a sua volta) e un incredibile Antonio Serrano all’armonica a bocca. Un modo per ascoltare - in poltrona a casa propria - dalla prima all’ultima nota un eletrizzante concerto del più grande protagonista del flamenco contemporaneo. Ole, Paco!
Flamenco is often burdened by its own peculiar lovers, who always seem to be fond of its past days and remain stunned by the yearning idolatry of times they didn´t actually ever experience in first person. Yet too many “Jondo know-it -all-” were turning their gaze with disdain to avoid sacrilege while Flamenco has been giving us all unreached heights. It is time, flamenco pals, to share our good fortune and witness the best artist of all times, Paco de Lucia, let´s enjoy together his art. Some have been doing it for half a century already but… I would say: it´s never too late if the Sonata is worth it. Each guitarist has his peculiar world; Paco- the Prince of Flamenco harmony- has a whole universe on his own and has given us several musical worlds that enlightened our culture and encouraged planetary souls. In this country, the land of envious – it´s a saying –, to be Paco de Lucía and still be alive and kicking is more than worth it. How can we celebrate it? Live. Paco de Lucía has spent his lifetime on the road, on the air, with jet-lag on board. This way he kept safe from slander in great shape. He sings with a borrowed voice "Fly, I just want to fly; I just want to live on my own, with no regrets". Paco has never lost his habit of expanding and communicating the splendor of the poorest Andalusian message and he still is standing for it. This proves the good stuff happened to him on many stages around the globe backed up by his latter band. A rush, like an airplane free stream cutting the air, sometimes it takes our breath away , others leads us to relax flowing with the groove on & on. This is the most reliable Paco de Lucía, because it reflects his own life. Always playing and playing, flying from one end to the opposite shore. Flying with him, getting through different border controls stretching up boundaries, there is a superb team that is constantly ready to re-read his most recent works, plenty of “aging” house achievements. Almighty Paco de Lucia on the guitar, Duquende and David de Jacoba, always with their quejío soaring to heaven, as a resounding monumental echo, their bulería requiem for an irreparable unexpected loss: "Moraíto forever ". He will dance to its grooves wherever he shall be now. There is much pain and joy concentrated in these intense minutes, as in a full double album, a Hi-Fi response structured in two parts - one per each CD – that Paco de Lucía offers in his shows. It is a sheer wonder as the rain in Seville (Hollywood dixit). We also listen to his second guitar player, his debutant nephew Antonio Sánchez - what an art family. In exact synchrony the rhythm section marks the earth, proposing a calm see naturally pictured with the unique Israel Suárez, “Piraña” drums and Alain Pérez´s tasty fingered bass lines, occasionally joined by Antonio´s , “El Farru”, thoroughbred, prodigious and brave feet zapateo. Still we have to quote the keyboards layer and, above all, (how cool!) the astonishing jet booster Antonio Serrano´s harmonic, which deserves both ears and the tail - if we are allowed to use the bullfighting terminology - but also if not. Everything is set up. I invite you to join the concert, which is not a usual one; the appointment is, citizens, with Paco de Lucía. Let´s listen to it and then, because we can, let´s proudly say out loud: Ole, Paco, you're the greatest! We love you
Bio tratte da Wikipedia
Nel 1962 si trasferisce a Madrid con la famiglia e poi parte per gli Stati Uniti per il suo primo tour. Dopo il periodo dei primi concerti, nel 1965 avvia una serie di collaborazioni musicali con vari artisti: il fratello Ramon de Algeciras, Ricardo Modrego e A. Fernández Díaz Fosforito con il quale incide la Seleccion Antologica del Cante Flamenco. Nel 1966 parte di nuovo in tour e l'anno seguente incide il suo primo album da solista La fabulosa guitarra de Paco de Lucía.
Nel 1968 avviene l'incontro con Camarón de la Isla con il quale inciderà ben 12 album. In questi anni farà una lunga serie di concerti, arrivando persino a suonare al Teatro Real di Madrid, dove fino ad allora non si era mai esibito nessun chitarrista di flamenco. Il 1977 è un anno molto importante per Paco. Si sposa con Casilda Varela e nello stesso anno conoscerà alcuni personaggi molto importanti per la sua carriera artistica, Al Di Meola, John McLaughlin, Larry Coryell e Carlos Santana. Quello degli anni settanta è un periodo molto fecondo per quanto riguarda le incisioni. Tra queste sono sicuramente da ricordare Fantasia Flamenca del 1969, Fuente y Caudal del 1973 (album che contiene il celebre pezzo Entre Dos Aguas) e Paco de Lucía interpreta a Manuel de Falla del 1978. Nel 1980 incide con John McLaughlin e Al Di Meola Friday Night in San Francisco un album che a tutt'oggi ha venduto più di cinque milioni di copie. Nel 1981 fonda il famoso Sestetto insieme ai fratelli, con il quale farà una serie di concerti in tutto il mondo e nel 1984 rilasceranno l'album Live... One Summer Night. Dal 1986 fino al 1991 tornerà alla carriera solista, per poi riprendere ad incidere un altro album con il sestetto (nel 1993). Nel 1996 si riunisce dopo 13 anni con John McLaughlin e Al Di Meola con i quali inciderà The Guitar Trio. Nel 1995 suona la chitarra in due canzoni di Al Bano e Romina Power: Un sasso nel cuore e Na na na. Nel 1998 incide l'album Luzia, dedicato alla madre, e per la prima volta possiamo sentire la sua voce (non aveva mai cantato nei precedenti album). Il successo di questo album lo porterà di nuovo in tour per tutto il mondo e recentemente anche in Italia. Nel 2004 gli viene conferito il Premio Príncipe de Asturias nell'Arte il 23 marzo 2007 l'Università di Cadice e l'8 maggio 2010 il Berklee College of Music di Boston gli conferiscono il titolo di Dottore Honoris Causa per il suo contributo musicale e culturale. Oggi grazie a casa Emarcy abbiamo l'opportunita' di ascoltare il sunto di tutta questa carriera grazie a questo doppio cd in cui, seguendo rigorosamente la scaletta del concerto, Paco apre in solitudine (in una straordinaria Minera) prima di introdurre anche gli altri membri del gruppo, fra i quali figura suo nipote Antonio Sanchez (chitarrista a sua volta) e un incredibile Antonio Serrano all’armonica a bocca. Un modo per ascoltare - in poltrona a casa propria - dalla prima all’ultima nota un eletrizzante concerto del più grande protagonista del flamenco contemporaneo. Ole, Paco!
Flamenco is often burdened by its own peculiar lovers, who always seem to be fond of its past days and remain stunned by the yearning idolatry of times they didn´t actually ever experience in first person. Yet too many “Jondo know-it -all-” were turning their gaze with disdain to avoid sacrilege while Flamenco has been giving us all unreached heights. It is time, flamenco pals, to share our good fortune and witness the best artist of all times, Paco de Lucia, let´s enjoy together his art. Some have been doing it for half a century already but… I would say: it´s never too late if the Sonata is worth it. Each guitarist has his peculiar world; Paco- the Prince of Flamenco harmony- has a whole universe on his own and has given us several musical worlds that enlightened our culture and encouraged planetary souls. In this country, the land of envious – it´s a saying –, to be Paco de Lucía and still be alive and kicking is more than worth it. How can we celebrate it? Live. Paco de Lucía has spent his lifetime on the road, on the air, with jet-lag on board. This way he kept safe from slander in great shape. He sings with a borrowed voice "Fly, I just want to fly; I just want to live on my own, with no regrets". Paco has never lost his habit of expanding and communicating the splendor of the poorest Andalusian message and he still is standing for it. This proves the good stuff happened to him on many stages around the globe backed up by his latter band. A rush, like an airplane free stream cutting the air, sometimes it takes our breath away , others leads us to relax flowing with the groove on & on. This is the most reliable Paco de Lucía, because it reflects his own life. Always playing and playing, flying from one end to the opposite shore. Flying with him, getting through different border controls stretching up boundaries, there is a superb team that is constantly ready to re-read his most recent works, plenty of “aging” house achievements. Almighty Paco de Lucia on the guitar, Duquende and David de Jacoba, always with their quejío soaring to heaven, as a resounding monumental echo, their bulería requiem for an irreparable unexpected loss: "Moraíto forever ". He will dance to its grooves wherever he shall be now. There is much pain and joy concentrated in these intense minutes, as in a full double album, a Hi-Fi response structured in two parts - one per each CD – that Paco de Lucía offers in his shows. It is a sheer wonder as the rain in Seville (Hollywood dixit). We also listen to his second guitar player, his debutant nephew Antonio Sánchez - what an art family. In exact synchrony the rhythm section marks the earth, proposing a calm see naturally pictured with the unique Israel Suárez, “Piraña” drums and Alain Pérez´s tasty fingered bass lines, occasionally joined by Antonio´s , “El Farru”, thoroughbred, prodigious and brave feet zapateo. Still we have to quote the keyboards layer and, above all, (how cool!) the astonishing jet booster Antonio Serrano´s harmonic, which deserves both ears and the tail - if we are allowed to use the bullfighting terminology - but also if not. Everything is set up. I invite you to join the concert, which is not a usual one; the appointment is, citizens, with Paco de Lucía. Let´s listen to it and then, because we can, let´s proudly say out loud: Ole, Paco, you're the greatest! We love you
Bio tratte da Wikipedia
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