Dr. John's collaboration with The Black Keys' Dan Auerbach, Locked Down, released last week on Nonesuch Records, landed at #33 on the Billboard 200, making it, remarkably, the highest chart debut in the New Orleans legend and Rock and Roll Hall of Famer’s 50-plus-year career. It also debuted at #1 on Billboard's Blues Albums chart and #8 on the Rock Albums chart, and had an excellent first week outside the US as well, entering the charts in the top 100 in many countries, including #16 in Holland, #27 in Norway, #40 in New Zealand, #51 in the UK, and #51 in Ireland. Locked Down has received rave reviews everywhere from SPIN and Pitchfork to The Guardian and NPR, with many echoing David Fricke’s assessment in Rolling Stone that “Dr. John has made his best album in four decades.”
Dr. John (a.k.a. Mac Rebennack) premiered Locked Down live onstage with Auerbach (the album's producer) and the band from the album over three nights at the Brooklyn Academy of Music (BAM)'s Howard Gilman Opera House last weekend, as part of his three-week residency at the venue, Dr. John: Insides Out. As noted earlier this week in the Nonesuch Journal, the New York Times's Jon Pareles wrote of the performance: "Physical and spiritual, earthly and supernatural, a memento mori and a promise of transcendence—all were aspects of Dr. John’s music for the night."
La Torre Di Babele
mercoledì 11 aprile 2012
giovedì 5 aprile 2012
Enzo Avitabile - Black Tarantella
Black Tarantella è il nuovo album del cantautore/compositore Enzo Avitabile. Un’esperienza – e soprattutto una coproduzione tra CNI e Black Tarantella – in cui la sensibilità dell’artista napoletano si confronta con i ritmi del suo tempo. Alla costante e radicale ricerca della sua lingua e dei linguaggi di terre sorelle, in compagnia di amici che si chiamano Pino Daniele, Raiz, Francesco Guccini, Daby Tourè, Enrique Morente, CoSang, Idir, Bob Geldof, Franco Battiato, David Crosby, Toumani Diabatè, Mauro Pagani e Bottari di Portico.
Storie operaie, visioni, canti religiosi, misteri africani, ribellioni contemporanee e inni alla natura. E racconti di amicizia, come testimonia “È ancora tiempo”, l’immaginifica canzone che apre il disco e che conserva un profondissimo dialogo fra Enzo Avitabile e Pino Daniele, orchestrato con arpina monodica e chitarra elettrica, fra atmosfere da camera e blues. In dote, la nuova avventura del musicista di Marianella porta naturalmente le più disparate declinazioni del ritmo. Se ne dà conto subito in “Aizamm’ na mana”, processione dub in compagnia del canto di Raiz, che subito dopo lascia spazio all’accento emiliano di Francesco Guccini. Nel ritiro di Pàvana, i due hanno realizzato “Gerardo nuvola ‘e povere”, cronaca neorealista di un’emigrazione – che diventa morte bianca – da Maddaloni (Caserta) a Modena.
Il manifesto Unicef “Mane e mane”, scritto nel 1999 con Mory Kante, viene stavolta rielaborato e attualizzato con un’icona della moderna Mauritania, Daby Touré, e introduce a una delle tracce più emozionanti di questo nuovo progetto: “Elì Elì”. È l’ultima canzone incisa dal santone del flamenco Enrique Morente – qui affiancato dalla figlia Solea nei cori – e in qualche maniera indica la volontà di Enzo Avitabile di tornare a indagare la fede e i suoi simboli, nel conflitto fra denari e verità, come fatto al tempo di “Crucifixus”, registrato per il cd “Sacro Sud” (2006). Così forte era il rapporto con Morente, poi, che Avitabile ha dedicato al maestro di Granada l’intero album.
L’Algeria di Idir emerge vertiginosa in “Nun è giusto”, indagine sulle disuguaglianze sociali e antropologiche, e anticipa i dolori narrati nell’affresco “Suonn’ a pastell’”: liriche contro la pedofilia, una mirabile convivenza di rime napoletane e idioma irish per questo incontro con Bob Geldof che Gianni Morandi rifiutò per la gara del Festival di Sanremo 2011. “Mai cchiù” è il dialogo di Avitabile con i suoi più recenti “eredi”, i CoSang (l’ultima registrazione prima che il duo hip hop di Scampia si sciogliesse) e “A nomme ‘e Dio” è il primo dei due episodi di questa nuova avventura discografica – l’altro è intitolato “Nun vulimm’ ‘a luna”, penultimo brano della tracklist, dal sapore folk-roots – in cui il musicista partenopeo si lascia andare a una riflessione solista. “Black Tarantella” si chiude, sì, con una reprise del classico “Soul Express” (singolo del 1986), qui condivisa con il maliano Toumani Diabatè alla kora e il violino lisergico di Mauro Pagani, ma offre ancora due magistrali collaborazioni, entrambe rivolte alla terra e alla spiritualità: la prima è “No è no” condivisa con Franco Battiato, mentre la seconda, intitolata “E ‘a maronn’ accumparett’ in Africa”, segna in calce il toponimo di David Crosby. L’esemplare spoken word con la complicità del cantautore-regista catanese sfida il duo povertà-mafia, mentre la featuring di Crosby, totem del movimento rock-folk, riporta alla luce un fatto realmente accaduto a Soweto, dove la miseria è tuttora, tristemente, la vera “regina” del continente. A completare l’opera, i collettivi Bottari di Portico (composto da Carmine Romano, Donato Vendemmia, Pasquale Piccirillo, Salvatore Guida, Francesco Stellato, Luigi Natale e Massimo Piccirillo) e Scorribanda.
Tratto dal Gazzettino Vesuviano.
Il manifesto Unicef “Mane e mane”, scritto nel 1999 con Mory Kante, viene stavolta rielaborato e attualizzato con un’icona della moderna Mauritania, Daby Touré, e introduce a una delle tracce più emozionanti di questo nuovo progetto: “Elì Elì”. È l’ultima canzone incisa dal santone del flamenco Enrique Morente – qui affiancato dalla figlia Solea nei cori – e in qualche maniera indica la volontà di Enzo Avitabile di tornare a indagare la fede e i suoi simboli, nel conflitto fra denari e verità, come fatto al tempo di “Crucifixus”, registrato per il cd “Sacro Sud” (2006). Così forte era il rapporto con Morente, poi, che Avitabile ha dedicato al maestro di Granada l’intero album.
L’Algeria di Idir emerge vertiginosa in “Nun è giusto”, indagine sulle disuguaglianze sociali e antropologiche, e anticipa i dolori narrati nell’affresco “Suonn’ a pastell’”: liriche contro la pedofilia, una mirabile convivenza di rime napoletane e idioma irish per questo incontro con Bob Geldof che Gianni Morandi rifiutò per la gara del Festival di Sanremo 2011. “Mai cchiù” è il dialogo di Avitabile con i suoi più recenti “eredi”, i CoSang (l’ultima registrazione prima che il duo hip hop di Scampia si sciogliesse) e “A nomme ‘e Dio” è il primo dei due episodi di questa nuova avventura discografica – l’altro è intitolato “Nun vulimm’ ‘a luna”, penultimo brano della tracklist, dal sapore folk-roots – in cui il musicista partenopeo si lascia andare a una riflessione solista. “Black Tarantella” si chiude, sì, con una reprise del classico “Soul Express” (singolo del 1986), qui condivisa con il maliano Toumani Diabatè alla kora e il violino lisergico di Mauro Pagani, ma offre ancora due magistrali collaborazioni, entrambe rivolte alla terra e alla spiritualità: la prima è “No è no” condivisa con Franco Battiato, mentre la seconda, intitolata “E ‘a maronn’ accumparett’ in Africa”, segna in calce il toponimo di David Crosby. L’esemplare spoken word con la complicità del cantautore-regista catanese sfida il duo povertà-mafia, mentre la featuring di Crosby, totem del movimento rock-folk, riporta alla luce un fatto realmente accaduto a Soweto, dove la miseria è tuttora, tristemente, la vera “regina” del continente. A completare l’opera, i collettivi Bottari di Portico (composto da Carmine Romano, Donato Vendemmia, Pasquale Piccirillo, Salvatore Guida, Francesco Stellato, Luigi Natale e Massimo Piccirillo) e Scorribanda.
Tratto dal Gazzettino Vesuviano.
mercoledì 4 aprile 2012
Paolo Fresu - Omar Sosa - Alma
“Lo dico col cuore in mano, dunque con i polsini completamente insanguinati” (Alessandro Bergonzoni)
“Energia”, “poesia” e “spiritualità” sembrano i termini grammaticali più adatti per identificare a prima vista il lavoro di questa nuova avventura musicale di Paolo Fresu e Omar Sosa. In un tempo in cui tangenzialità, trasversalismo, crossing e altri vocabili simili sembrano farla da padrone nel mondo che predilige identificare la musica con un’etichetta, ciò che effettivamente viene posto prepotentemente all’attenzione di questo lavoro discografico è l’ideale quanto improbabile fil rouge che riesce a collegare Cuba e Mediterraneo. Fresu e Sosa “danzano”. Danzano in modo sicuramente latino attorno al vincente mix di jazz, musica cubana, Africa e world music che sono riusciti a creare. E se Fresu è ormai quell’importante icona della musica contemporanea che tutti riconoscono è sorprendente un Sosa sempre più stimolante e con orizzonti talmente allargati da riuscire – in alcuni momenti – a far tornare alla mente filosofie di pensiero compositivo care ad un vero maestro del suono quale Joe Zawinul. Gli stilemi declinati nelle undici tracce equamente divise nelle firme dei due protagonisti di questo bellissimo Alma sono molteplici. Un disco ricco di chiaroscuri importanti ma dove i colori spirituali restano in evidente intelligente equilibrio con la tecnica e questo è reso specialmente evidente dalla eccellente cover di quella sorta di piccola masterpiece che risponde al nome di Under African Skies scritta da Paul Simon e omaggiata dal duo con una delicatezza e leggerezza davvero rara. E se – ad impreziosire alcuni tratti dell’opera – viene poi chiamato un vero maestro dell’arte sonora quale Jaques Morelenbaum, allora il cerchio è presto fatto. Un altro piccolo tassello di bellezza che va ad impreziosire la piccola ma sempre più importante Tǔk Music, ancora una volta attenta anche ai dettagli grafici, come la bella copertina tratta dall’opera di Alessandro Adelio Rossi.
“Energia”, “poesia” e “spiritualità” sembrano i termini grammaticali più adatti per identificare a prima vista il lavoro di questa nuova avventura musicale di Paolo Fresu e Omar Sosa. In un tempo in cui tangenzialità, trasversalismo, crossing e altri vocabili simili sembrano farla da padrone nel mondo che predilige identificare la musica con un’etichetta, ciò che effettivamente viene posto prepotentemente all’attenzione di questo lavoro discografico è l’ideale quanto improbabile fil rouge che riesce a collegare Cuba e Mediterraneo. Fresu e Sosa “danzano”. Danzano in modo sicuramente latino attorno al vincente mix di jazz, musica cubana, Africa e world music che sono riusciti a creare. E se Fresu è ormai quell’importante icona della musica contemporanea che tutti riconoscono è sorprendente un Sosa sempre più stimolante e con orizzonti talmente allargati da riuscire – in alcuni momenti – a far tornare alla mente filosofie di pensiero compositivo care ad un vero maestro del suono quale Joe Zawinul. Gli stilemi declinati nelle undici tracce equamente divise nelle firme dei due protagonisti di questo bellissimo Alma sono molteplici. Un disco ricco di chiaroscuri importanti ma dove i colori spirituali restano in evidente intelligente equilibrio con la tecnica e questo è reso specialmente evidente dalla eccellente cover di quella sorta di piccola masterpiece che risponde al nome di Under African Skies scritta da Paul Simon e omaggiata dal duo con una delicatezza e leggerezza davvero rara. E se – ad impreziosire alcuni tratti dell’opera – viene poi chiamato un vero maestro dell’arte sonora quale Jaques Morelenbaum, allora il cerchio è presto fatto. Un altro piccolo tassello di bellezza che va ad impreziosire la piccola ma sempre più importante Tǔk Music, ancora una volta attenta anche ai dettagli grafici, come la bella copertina tratta dall’opera di Alessandro Adelio Rossi.
martedì 3 aprile 2012
Paco De Lucia - En Vivo Conciertos Live In Spain 2010
Paco de Lucía nasce ad Algeciras, in provincia di Cadice Andalusia (Spagna) figlio di Lucía Gómez e Antonio Sánchez. Inizia a suonare la chitarra all'età di cinque anni spinto dal padre (anche lui chitarrista di flamenco) che teneva al fatto che i propri figli avessero una buona educazione musicale e dal fratello Ramon de Algeciras. Da allora in poi ha sempre frequentato ambienti dove si suonava quel genere musicale. Gli artisti che lo hanno ispirato e influenzato maggiormente furono: Niño Ricardo (Manuel Serrapí Sánchez), Miguel Borrull, Mario Escudero e Sabicas (Agustín Castellón Campos).
All'età di soli 11 anni abbandona la scuola per dedicarsi completamente alla chitarra e si esibisce per la prima volta in pubblico, ospite di una radio locale (Radio Algecíras). Tre anni dopo insieme al fratello Pepe, forma il duetto Los Chiquitos de Algecíras che gli fa vincere addirittura un premio speciale della giuria.
Nel 1962 si trasferisce a Madrid con la famiglia e poi parte per gli Stati Uniti per il suo primo tour. Dopo il periodo dei primi concerti, nel 1965 avvia una serie di collaborazioni musicali con vari artisti: il fratello Ramon de Algeciras, Ricardo Modrego e A. Fernández Díaz Fosforito con il quale incide la Seleccion Antologica del Cante Flamenco. Nel 1966 parte di nuovo in tour e l'anno seguente incide il suo primo album da solista La fabulosa guitarra de Paco de Lucía.
Nel 1968 avviene l'incontro con Camarón de la Isla con il quale inciderà ben 12 album. In questi anni farà una lunga serie di concerti, arrivando persino a suonare al Teatro Real di Madrid, dove fino ad allora non si era mai esibito nessun chitarrista di flamenco. Il 1977 è un anno molto importante per Paco. Si sposa con Casilda Varela e nello stesso anno conoscerà alcuni personaggi molto importanti per la sua carriera artistica, Al Di Meola, John McLaughlin, Larry Coryell e Carlos Santana. Quello degli anni settanta è un periodo molto fecondo per quanto riguarda le incisioni. Tra queste sono sicuramente da ricordare Fantasia Flamenca del 1969, Fuente y Caudal del 1973 (album che contiene il celebre pezzo Entre Dos Aguas) e Paco de Lucía interpreta a Manuel de Falla del 1978. Nel 1980 incide con John McLaughlin e Al Di Meola Friday Night in San Francisco un album che a tutt'oggi ha venduto più di cinque milioni di copie. Nel 1981 fonda il famoso Sestetto insieme ai fratelli, con il quale farà una serie di concerti in tutto il mondo e nel 1984 rilasceranno l'album Live... One Summer Night. Dal 1986 fino al 1991 tornerà alla carriera solista, per poi riprendere ad incidere un altro album con il sestetto (nel 1993). Nel 1996 si riunisce dopo 13 anni con John McLaughlin e Al Di Meola con i quali inciderà The Guitar Trio. Nel 1995 suona la chitarra in due canzoni di Al Bano e Romina Power: Un sasso nel cuore e Na na na. Nel 1998 incide l'album Luzia, dedicato alla madre, e per la prima volta possiamo sentire la sua voce (non aveva mai cantato nei precedenti album). Il successo di questo album lo porterà di nuovo in tour per tutto il mondo e recentemente anche in Italia. Nel 2004 gli viene conferito il Premio Príncipe de Asturias nell'Arte il 23 marzo 2007 l'Università di Cadice e l'8 maggio 2010 il Berklee College of Music di Boston gli conferiscono il titolo di Dottore Honoris Causa per il suo contributo musicale e culturale. Oggi grazie a casa Emarcy abbiamo l'opportunita' di ascoltare il sunto di tutta questa carriera grazie a questo doppio cd in cui, seguendo rigorosamente la scaletta del concerto, Paco apre in solitudine (in una straordinaria Minera) prima di introdurre anche gli altri membri del gruppo, fra i quali figura suo nipote Antonio Sanchez (chitarrista a sua volta) e un incredibile Antonio Serrano all’armonica a bocca. Un modo per ascoltare - in poltrona a casa propria - dalla prima all’ultima nota un eletrizzante concerto del più grande protagonista del flamenco contemporaneo. Ole, Paco!
Flamenco is often burdened by its own peculiar lovers, who always seem to be fond of its past days and remain stunned by the yearning idolatry of times they didn´t actually ever experience in first person. Yet too many “Jondo know-it -all-” were turning their gaze with disdain to avoid sacrilege while Flamenco has been giving us all unreached heights. It is time, flamenco pals, to share our good fortune and witness the best artist of all times, Paco de Lucia, let´s enjoy together his art. Some have been doing it for half a century already but… I would say: it´s never too late if the Sonata is worth it. Each guitarist has his peculiar world; Paco- the Prince of Flamenco harmony- has a whole universe on his own and has given us several musical worlds that enlightened our culture and encouraged planetary souls. In this country, the land of envious – it´s a saying –, to be Paco de Lucía and still be alive and kicking is more than worth it. How can we celebrate it? Live. Paco de Lucía has spent his lifetime on the road, on the air, with jet-lag on board. This way he kept safe from slander in great shape. He sings with a borrowed voice "Fly, I just want to fly; I just want to live on my own, with no regrets". Paco has never lost his habit of expanding and communicating the splendor of the poorest Andalusian message and he still is standing for it. This proves the good stuff happened to him on many stages around the globe backed up by his latter band. A rush, like an airplane free stream cutting the air, sometimes it takes our breath away , others leads us to relax flowing with the groove on & on. This is the most reliable Paco de Lucía, because it reflects his own life. Always playing and playing, flying from one end to the opposite shore. Flying with him, getting through different border controls stretching up boundaries, there is a superb team that is constantly ready to re-read his most recent works, plenty of “aging” house achievements. Almighty Paco de Lucia on the guitar, Duquende and David de Jacoba, always with their quejío soaring to heaven, as a resounding monumental echo, their bulería requiem for an irreparable unexpected loss: "Moraíto forever ". He will dance to its grooves wherever he shall be now. There is much pain and joy concentrated in these intense minutes, as in a full double album, a Hi-Fi response structured in two parts - one per each CD – that Paco de Lucía offers in his shows. It is a sheer wonder as the rain in Seville (Hollywood dixit). We also listen to his second guitar player, his debutant nephew Antonio Sánchez - what an art family. In exact synchrony the rhythm section marks the earth, proposing a calm see naturally pictured with the unique Israel Suárez, “Piraña” drums and Alain Pérez´s tasty fingered bass lines, occasionally joined by Antonio´s , “El Farru”, thoroughbred, prodigious and brave feet zapateo. Still we have to quote the keyboards layer and, above all, (how cool!) the astonishing jet booster Antonio Serrano´s harmonic, which deserves both ears and the tail - if we are allowed to use the bullfighting terminology - but also if not. Everything is set up. I invite you to join the concert, which is not a usual one; the appointment is, citizens, with Paco de Lucía. Let´s listen to it and then, because we can, let´s proudly say out loud: Ole, Paco, you're the greatest! We love you
Bio tratte da Wikipedia
Nel 1962 si trasferisce a Madrid con la famiglia e poi parte per gli Stati Uniti per il suo primo tour. Dopo il periodo dei primi concerti, nel 1965 avvia una serie di collaborazioni musicali con vari artisti: il fratello Ramon de Algeciras, Ricardo Modrego e A. Fernández Díaz Fosforito con il quale incide la Seleccion Antologica del Cante Flamenco. Nel 1966 parte di nuovo in tour e l'anno seguente incide il suo primo album da solista La fabulosa guitarra de Paco de Lucía.
Nel 1968 avviene l'incontro con Camarón de la Isla con il quale inciderà ben 12 album. In questi anni farà una lunga serie di concerti, arrivando persino a suonare al Teatro Real di Madrid, dove fino ad allora non si era mai esibito nessun chitarrista di flamenco. Il 1977 è un anno molto importante per Paco. Si sposa con Casilda Varela e nello stesso anno conoscerà alcuni personaggi molto importanti per la sua carriera artistica, Al Di Meola, John McLaughlin, Larry Coryell e Carlos Santana. Quello degli anni settanta è un periodo molto fecondo per quanto riguarda le incisioni. Tra queste sono sicuramente da ricordare Fantasia Flamenca del 1969, Fuente y Caudal del 1973 (album che contiene il celebre pezzo Entre Dos Aguas) e Paco de Lucía interpreta a Manuel de Falla del 1978. Nel 1980 incide con John McLaughlin e Al Di Meola Friday Night in San Francisco un album che a tutt'oggi ha venduto più di cinque milioni di copie. Nel 1981 fonda il famoso Sestetto insieme ai fratelli, con il quale farà una serie di concerti in tutto il mondo e nel 1984 rilasceranno l'album Live... One Summer Night. Dal 1986 fino al 1991 tornerà alla carriera solista, per poi riprendere ad incidere un altro album con il sestetto (nel 1993). Nel 1996 si riunisce dopo 13 anni con John McLaughlin e Al Di Meola con i quali inciderà The Guitar Trio. Nel 1995 suona la chitarra in due canzoni di Al Bano e Romina Power: Un sasso nel cuore e Na na na. Nel 1998 incide l'album Luzia, dedicato alla madre, e per la prima volta possiamo sentire la sua voce (non aveva mai cantato nei precedenti album). Il successo di questo album lo porterà di nuovo in tour per tutto il mondo e recentemente anche in Italia. Nel 2004 gli viene conferito il Premio Príncipe de Asturias nell'Arte il 23 marzo 2007 l'Università di Cadice e l'8 maggio 2010 il Berklee College of Music di Boston gli conferiscono il titolo di Dottore Honoris Causa per il suo contributo musicale e culturale. Oggi grazie a casa Emarcy abbiamo l'opportunita' di ascoltare il sunto di tutta questa carriera grazie a questo doppio cd in cui, seguendo rigorosamente la scaletta del concerto, Paco apre in solitudine (in una straordinaria Minera) prima di introdurre anche gli altri membri del gruppo, fra i quali figura suo nipote Antonio Sanchez (chitarrista a sua volta) e un incredibile Antonio Serrano all’armonica a bocca. Un modo per ascoltare - in poltrona a casa propria - dalla prima all’ultima nota un eletrizzante concerto del più grande protagonista del flamenco contemporaneo. Ole, Paco!
Flamenco is often burdened by its own peculiar lovers, who always seem to be fond of its past days and remain stunned by the yearning idolatry of times they didn´t actually ever experience in first person. Yet too many “Jondo know-it -all-” were turning their gaze with disdain to avoid sacrilege while Flamenco has been giving us all unreached heights. It is time, flamenco pals, to share our good fortune and witness the best artist of all times, Paco de Lucia, let´s enjoy together his art. Some have been doing it for half a century already but… I would say: it´s never too late if the Sonata is worth it. Each guitarist has his peculiar world; Paco- the Prince of Flamenco harmony- has a whole universe on his own and has given us several musical worlds that enlightened our culture and encouraged planetary souls. In this country, the land of envious – it´s a saying –, to be Paco de Lucía and still be alive and kicking is more than worth it. How can we celebrate it? Live. Paco de Lucía has spent his lifetime on the road, on the air, with jet-lag on board. This way he kept safe from slander in great shape. He sings with a borrowed voice "Fly, I just want to fly; I just want to live on my own, with no regrets". Paco has never lost his habit of expanding and communicating the splendor of the poorest Andalusian message and he still is standing for it. This proves the good stuff happened to him on many stages around the globe backed up by his latter band. A rush, like an airplane free stream cutting the air, sometimes it takes our breath away , others leads us to relax flowing with the groove on & on. This is the most reliable Paco de Lucía, because it reflects his own life. Always playing and playing, flying from one end to the opposite shore. Flying with him, getting through different border controls stretching up boundaries, there is a superb team that is constantly ready to re-read his most recent works, plenty of “aging” house achievements. Almighty Paco de Lucia on the guitar, Duquende and David de Jacoba, always with their quejío soaring to heaven, as a resounding monumental echo, their bulería requiem for an irreparable unexpected loss: "Moraíto forever ". He will dance to its grooves wherever he shall be now. There is much pain and joy concentrated in these intense minutes, as in a full double album, a Hi-Fi response structured in two parts - one per each CD – that Paco de Lucía offers in his shows. It is a sheer wonder as the rain in Seville (Hollywood dixit). We also listen to his second guitar player, his debutant nephew Antonio Sánchez - what an art family. In exact synchrony the rhythm section marks the earth, proposing a calm see naturally pictured with the unique Israel Suárez, “Piraña” drums and Alain Pérez´s tasty fingered bass lines, occasionally joined by Antonio´s , “El Farru”, thoroughbred, prodigious and brave feet zapateo. Still we have to quote the keyboards layer and, above all, (how cool!) the astonishing jet booster Antonio Serrano´s harmonic, which deserves both ears and the tail - if we are allowed to use the bullfighting terminology - but also if not. Everything is set up. I invite you to join the concert, which is not a usual one; the appointment is, citizens, with Paco de Lucía. Let´s listen to it and then, because we can, let´s proudly say out loud: Ole, Paco, you're the greatest! We love you
Bio tratte da Wikipedia
mercoledì 28 marzo 2012
Antonella Montrasio - Pingo Pingando
Antonella Montrasio è una delle più brillanti interpreti di musica brasiliana che ci siano in Italia. Dotata di un timbro caldo, un senso ritmico fuori dal comune, una profonda conoscenza e passione per la musica popolare brasiliana ed in particolare del genere “ bossa nova” ed una padronanza assoluta dell’idioma brasiliano che non ha eguali in Italia. "Pingo pingando" con il supporto del Max De Aloe quartet propone una serie di brani che attingono interamente al repertorio del grande compositorre Antonio Carlos Jobim, detto Tom. Antonella Montrasio, per la cronaca è figlia d’arte in quanto il padre, Raf Montrasio, è stato chitarrista e mandolinista dell’ensamble che suonando con Carosone ha inaugurato una epopea di musicisti di vaglia internazionale anche in Italia. Max De Aloe, non ha bisogno di molte presentazioni : considerato uno degli armonicisti più quotati a livello internazionale. Si è classificato al secondo posto assoluto nella categoria strumentista dell'anno al "top referendum jazz" recente ( 2011) , il massimo riconoscimento italiano nell'ambito della musica jazz, epresso da una giuria di 60 giornalisti italiani.. Il suo quartetto annovera una ritmica d'eccellenza, ed include il pianista Roberto Olzer, segnalato tra i migliori nuovi talenti della scena jazz italiana sempre al recente "top referendum jazz". Insomma una proposta tutta italiana di altissimo profilo in omaggio alla musica ed al jazz carioca .
Antonella Montrasio is one of the most brilliant interpreters of brasilian music in Italy. She’s gifted with a warm timbre, a great sense of rhythm, a deep knowledge and passion towards brasilian popular music, particurarly “bossa nova” , and a total mastery of brasilian idiom . “Pingo pingando” suggests , with the support of Max De Aloe quartet, a choice of songs entirely taken from the repertoire of the great composer Antonio Carlos Jobim, called Tom. Antonella Montrasio is the actor daughter of an actor father, Raf Montrasio, who played guitar and mandolin in Renato Carosone’s band, and represents one of the Italian musicians known all over the world. Max De Aloe needs no introduction : he’s considered one of the most esteemed harmonica- players on an international scale. He was placed second within the whole instrumentalist class of the year at the recent (2011) “ top referendum jazz”, the top italian review within jazz music and was voted by a jury of 60 italian journalists. His quartet can boast exellent musicians including the pianist Roberto Olzer, pointed out among the best new talents within Italian jazz music at the same “top referendum jazz”. In other words, a high profiled Italian proposal honouring brasilian jazz and music.
martedì 27 marzo 2012
Abraham Inc ( David Krakauer - Fred Wesley - Socalled )
Riproponiamo questo cd grazie al meraviglioso concerto che questo straordinario gruppo Klezmer Funky ha tenuto domenica 25 aprile a Milano presso la prestigiosa rassegna "Aperitivi in Concerto". Abraham Inc nasce dall'incontro tra David krakauer di radici musicali Klezmer con uno degli artisti funky piu' creativi sulla scena contemporanea Fred Wesley nome non sconosciuto a tutti i fans di James Brown. Ma a rendere ancora piu' unico e se si vuole contemporaneo il progetto è Socalled proveninete da area Hip Hop. La miscela che ne è scaturita è pura energia funky con la ballabilita' propria della musica Klezmer. Pronti allora per il party ?
An unprecedented collaboration between three cultural visionaries: DAVID KRAKAUER, champion of klezmer music and world-class clarinetist; legendary funk trombonist and arranger FRED WESLEY, celebrated for his work with James Brown and George Clinton; and hip-hop renegade and beat architect SOCALLED - Abraham Inc. heralds a time when boundaries are eroding, mutual respect is presumed, and musical traditions can hit with full force without concession or appropriation. Backed by a three-piece horn section led by Wesley plus musicians who collaborate frequently with Krakauer and Socalled - and the result is an all-out klezmer-funk dance party!
On the anniversary of James Brown’s birthday, it seemed fitting that one of JB’s most valued sidemen from the late ’60s, his former musical director and trombonist Fred Wesley (pictured), would be doin’ it to death at the legendary Apollo Theater. But on “Hava Nagila”? Oy!
This endlessly surprising yet highly successful hybrid of klezmer, funk and hip-hop had the enthusiastic crowd—young and old, Jews and gentiles, whites and blacks—dancing ecstatically in the aisles like it was a Jewish wedding. Wesley brought the funk while virtuoso clarinetist David Krakauer delivered the passionate intensity and deep Jewish soul that ties him to the lineage of klezmer clarinet kings like Naftule Brandwein and Dave Tarras. Montreal-based multi-instrumentalist and visionary beat architect Josh Dolgin, aka Socalled, provided a bridge between the klezmer and hip-hop worlds with his audacious Hebraic rapping while the Bronx-bred emcee C-Rayz Walz brought street cred to this unlikeliest of collaborations with his remarkable freestyling facility and stark urban imagery.
Krakauer, who since the mid ’90s has led renegade Klezmer Madness!, another experimental hybrid band that cleverly blends Eastern European Jewish music with avant-garde improvisation and surf-rock guitar styles, describes the adventurous Abraham, Inc. project as “a band where Jews make ‘phat beats’ and play funky lines while African-Americans play music from Yidl’ Mitn’ Fidl’ and sing Hebraic chants, interacting with the highest level of mutual respect and understanding for each other’s musicality, humanity, intelligence and rich cultural background.”
They did precisely that on the spirited opener, “Baleboosteh” (a Yiddish term meaning “the woman of the house”), which seamlessly blended funk rhythms, Eastern lines and Socalled’s call-and-response rap with C-Rayz. Their slamming, syncopated recreation of “Hava Nagila” was dubbed “The H Tune” while Wesley resurrected one of his classic James Brown funk horn arrangements on “Push,” in which trumpeter Curtis Taylor slipped in a quote from P-Funk’s “Flashlight” during his solo.
C-Rayz strolled the front of the stage on a funky rendition of Socalled’s buoyant klezmer number “Oyfn Hoif” and was later showcased on a powerfully moving rap about life in the ’hood, accompanied only by Socalled on upright piano playing Richard Rodgers’ stirring “Slaughter on Tenth Avenue.” Krakauer, the homerun hitter of this crew, unleashed his jaw-dropping chops on the hypnotic “Table Pounding,” named for a Hassidic ritual involving much wine and the slamming of fists. At the peak of his soaring solo, Krakauer’s whole body quaked with visceral intensity, as if he were trying to leap into the air. And he wailed with unrestrained passion on the hauntingly beautiful “Ms NC” (named for his wife) and the rousing klezmer throwdown “Moskowitz and Loops of It,” which had Socalled switching to accordion. Wesley hit on a familiar theme with his downhome storytelling about his Southern family reunion on “Breakin’ Bread” while Socalled got the audience involved in his politically tinged rap “The Good Old Days.” And for a rousing finale, Wesley led the crowd on the chorus of his funky, JB-inspired “House Party.”
The stars of this show—Wesley, Krakauer, Socalled and C-Rayz—were ably supported by a stellar band featuring Jerome Harris on electric bass, Sheryl Bailey and Allen Watsky on guitars, Brandon Wright on tenor sax and Michael Sarin on drums. Following this world premiere of Abraham, Inc., they’re taking this funky show on the road. Watch for an upcoming recording and live DVD recorded at this Apollo gig.
JAZZ TIMES
lunedì 26 marzo 2012
Fatoumana Diawara - Fatou
Nonostante si tratti di un cd uscito nel settembre dello scorso anno abbiamo il piacere di ripresentare questo bellissimo lavoro di Fatoumata Diawara in occasione del suo imminente Tour in Italia che tocchera' Torino, Cantu' e Roma. Tutti coloro che sono appassionati di sonorita' afro alla Rokia Traoré non avranno difficolta' ad innamorarsi di questa artista ponte tra la tradizione del suo paese, il Mali che proprio in questi giorni è toccato da un inopportuno golpe molitare e una citta' musicalmente ricca e ricettiva come Parigi, la vera capitale musicale di questo inizio millennio.
Fatoumata Diawara (aka Fatou) was born of Malian parents in the Ivory Coast in 1982. As a child she became a member of her father's dance troupe and was a popular performer of the wildly flailing didadi dance from Wassoulou, her ancestral home in western Mali. She was an energetic and headstrong girl and at the age of twelve her refusal to go to school finally prompted her parents to send her to live and be disciplined by an aunt in Bamako. She was not to see her parents again for over a decade. Her aunt was an actress, and a few years after arriving, Fatou found herself on a film set looking after her aunt's infant child. The film's director was captivated by Fatou's adolescent beauty and she was given a one line part in the final scene of the film 'Taafe Fangan' ('The Power of Women'). This led to her being given a lead role by the celebrated director Cheick Omar Sissoko in his 1999 film 'La Genèse' (Genesis). At the age of eighteen Fatou travelled to Paris to perform the classical Greek role of Antigone on stage. After touring with the production she returned to Mali where she was given the lead in Dani Kouyaté's popular 2001 film 'Sia, The Dream of the Python'. The film tells the story of a West African legend called Sia, a young girl who defies tradition. To many in Mali, Guinea, Senegal and Burkina Faso, Fatou is Sia thanks to the film's enormous success throughout the region. Offers for further acting roles poured in but Fatou's family wanted her to settle down and marry and forced her to announce, live on Malian television, that she was abandoning her career as an actress. In 2002 Jean-Louis Courcoult, the director of the renowned French theatre company, Royale de Luxe, travelled to Bamako to offer Fatou a part in his new production. An unmarried woman is considered a minor in Malian society so her family's permission was required. They refused. After much soul searching Fatou took the daring decision to run away and at Bamako airport she managed to board a plane for Paris, narrowly escaping the pursuit of the police who had been alerted to the girl's 'kidnapping'. With Royal de Luxe Fatou performed a variety of roles around the world including tours in Vietnam, Mexico and throughout Europe. During rehearsals and quiet moments she took to singing backstage for her own amusement. She was overheard by the director and was soon singing solo during the company's performances. Encouraged by the reception from audiences she began to sing in Parisian clubs and cafes during breaks from touring. Here she met Cheikh Tidiane Seck the celebrated Malian musician and producer who invited her to travel with him back to Mali to work on two projects as chorus vocalist; 'Seya' the GRAMMY nominated album by Mali's star Oumou Sangaré and 'Red Earth' the GRAMMY winning Malian project by American jazz singer Dee Dee Bridgewater. When the albums were released Fatou toured worldwide as singer and dancer with both projects. On her return to France Fatou took the role of Karaba in the popular touring musical 'Kirikou and Karaba'. She was encouraged to take the role by her friend Rokia Traore who also inspired her to take up the guitar: "To me it was a wonderful and daring thing: a Malian girl with an acoustic guitar. Why should the guitar be only for men?" Fatou bought herself a guitar and started to teach herself, and at the same time began to write down her own compositions. She made the decision to dedicate herself to her passion, music. She worked to complete an album's worth of songs and started recording demos for which she composed and arranged all the titles, as well as playing guitar, percussion, bass and singing lead and harmony vocals. An introduction from Oumou Sangaré resulted in a record deal with World Circuit and the recording of her debut album. Between recording sessions she found time to collaborate on Damon Albarn's Africa Express and contribute vocals to albums by Cheikh Lô, AfroCubism, Herbie Hancock's GRAMMY winning Imagine Project and Orchestra Poly-Rythmo de Cotonou. Since the release of the highly acclaimed debut 'Fatou' (19 September 2011) Fatoumata has toured extensively with her band as well as with Damon Albarn, Tony Allen and Flea as part of the 'Rocket Juice and the Moon' project. As well as a live tour the group recorded an album of the same name (Released March, 2012).
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